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Roberta

 
Post #1


RobertaEro a Roma per lavoro, e vista l'occasione avevo preso un appuntamento conRoberta, un incontro che avrebbe dovuto essere solo di socialità e perconoscerci da vicino. Ero sceso alla stazione Garbatella della metro B, edora camminavo lungo Circonvallazione Ostiense. Avevo un passo spedito,abbastanza deciso, e procedevo verso via Colombo: avevamo appuntamento inun bar verso la fine della strada, prima di arrivare a via Colombo, sullasinistra, all'angolo di una traversa di cui non ricordo bene il nome, forsevia Usodimare, ma potrei sbagliarmi essendo passato qualche anno.Mentre procedevo, ripassavo mentalmente come ero arrivato a quell'incontro.Io e Roberta ci eravamo conosciuti su Internet, e prima di allora non miera mai successo di prendere un appuntamento con una persona conosciuta inRete. Tra l'altro non è che l'avessi conosciuta in qualche luogo virtualedove si parlasse di sesso, perchè lì non ci vado mai, neanche roba BDSM,perchè non ci muoio dietro al BDSM, preferisco il bondage, anche spinto,quello dove c'è un totale impedimento dei movimenti, ovviamente mi piacesubirlo, mettermi nelle mani della mia predatrice. Invece Roberta l'avevoconosciuta su un forum dove si parlava di politica! Una cosa strana, no?Scrivendo su un forum di politica, non di partito sia chiaro (io non hotessere di partito e mai ne avrò), non avrei mai immaginato di trovare unadonna che prima praticasse il tacchinaggio e poi passasse direttamenteal "provarci"...L'avvicinamento era stato strano, mi aveva colto alla sprovvista, visto cheoltre a commentare quel che scrivevo sul forum, mi scriveva messaggiprivati in cui mi parlava esclusivamente di temi politici a livellomondiale, come il riscaldamento globale, la salvaguardia delle balene e deidelfini, la difesa della foresta amazzonica, la produzione energeticamodiale, tutte cose che, non lo nascondo, suscitano da sempre un mioattento interesse ed impegno. Poi, un giorno ai primi di ottobre (l'annonon lo dico) mi scrisse facendomi domande più personali, ma le solite coseche si chiedono quando si diventa amici di penna, anzi "amici di tastiera":dove vivi, cosa fai nella vita, cosa hai fatto in passato, insomma nulla dispeciale.Poi, al passare dei giorni, ma dico proprio dei giorni, non delle settimane,i suoi messaggi assunsero uno spirito più provocatorio, di quelprovocatorio che, a livello mentale, gradisco particolarmente. Infatti nonerano provocazioni che lasciavano sottintendere un "ci sto", ma malcelavanoun "io prendo", che su di me ha ben altro effetto. Certo, non abbastanza dacedere. Neanche quando mi mandò una sua foto, ed io le mandai la mia,neanche quando ci scambiammo i cellulari. Non cedevo, al punto in cui unasera al telefono mi disse: "Tu sei troppo uno spirito libero, o così vuoiapparire pubblicamente, pertanto direi che vai domato. Domato e legato."Ora camminavo lungo Circonvallazione Ostiense e pensavo a come sarei statoeventualmente legato.Mentre già mi sentivo la sensazione delle corde sulla pelle, la mente - comeuna scimmia sugli alberi - riprendeva a vagare tra i ricordi. Roberta mitelefonava, dimostrava interesse per me. Un interesse schietto, senzasecondi fini, un interesse anche dimostrato con intraprendenza etrasmettendo di proposito di avere dolcezza e decisione, molta decisione.Così, facendo leva psicologica con la sua risoluta intenzione di conoscermi,era riuscita a convincermi ad incontrarla, e quella era l'occasione giusta.Continuavo a camminare lungo il marciapiede, incrociavo tante persone, diquelle che si possono incrociare in una grande città, e mi domandavo sepotessero intuire quali fossero i miei pensieri da preda.Di questi miei pensieri e di queste mie tendenze nel vivere la sessualità,non avevo parlato a Roberta. Un po' perchè certe cose mi vergogno di dirle(ebbene sì, nella vita reale sono anche tremendamente timido), un po' pervederla "spontanea", e lasciava presagire una voglia di dominare che mispingeva a cedere.Ero arrivato all'ingresso del bar. Indugiai un attimo, come se la timidezzaprendesse il sopravvento, come se qualche remora volesse farmi tirareindietro. In certi momenti, la paranoia arriva, e sa arrivare al momentogiusto. Mi feci coraggio, respirai profondamente, ed entrai, decidendoautomaticamente di fare questo salto nel buio che non avevo mai fattoprima.La riconobbi subito, all'ultimo tavolo in fondo a destra, accanto allavetrina. La riconobbi perchè era uguale a come era nelle foto che mi avevamandato. Anche lei mi riconobbe e sorrise. Andai a sedermi, finalmente cipresentammo da vicino.Sapevamo entrambi che non eravamo lì per parlare di politica, ma perprendere un caffè assieme e conoscerci. Ma anche per punzecchiarci un po',visto il tono dei nostri ultimi scambi di mail e telefonate.Intanto ne approfittavo per osservarla meglio e farmi osservare. I suoicapelli a caschetto neri lasciavano cadere una frangetta sulla fronte,facendo ombra sugli occhi nocciola cerchiati da occhiali rettangolari conla montatura azzurra che mi facevano impazzire.Vedevo che anche lei mi osservata, a volte mordendosi il labbro inferiorementre mi ascoltava. Ed era abbastanza furba da farmi sentire il suointeresse fisico nei miei confronti. Me lo faceva sentire inquell'inflessione di voce tenera, timida, un po' imbarazzata, dolcissima,che faceva di tutto per non farsi percepire come invadente. Insomma,dimostrava di essere quel che avevo capito che fosse, ma aveva stile eclasse nel farlo, sapeva sedurre, sapeva condurre dove voleva. Se fossestato un uomo, sarebbe stata etichettata come un play boy.Poi, molto dopo il secondo caffè, si fece seria: "Allora, sei un uomo cheprende il controllo della situazione?""Io? No, mai...""Ahh, caratterino sottomesso e assecondante?""L'hai capito eh? Docilissimo, garantito"."Sai che farei ora? Una cosa grandiosa, bella, non so neanche io...""Ma che dici, Roberta...""Sono un po' briccona... lo so...""Direi parecchio... Beh? Cosa faresti?""Mi vergogno e ti faccio un pò alla brace prima di dirtelo...""Che proprio tu ti vergoni, non ci credo proprio, se permetti!""Ah non ci caschi, eh? Io ti voglio toccare, baciare, spingerti contro ilmuro, fare miei i tuoi capelli....""Beh, se non ti togli mai gli occhiali, te lo permetto.""Oh! Esce fuori il tuo lato feticista! Avevo visto bene, quando ho notatoche li guardavi...""Già"."Vuol dire che me li toglierò solo per farteli leccare".A quel punto ero fritto. Con una frase del genere, resto sempre fritto. Alei non restò che l'affondo finale: "Vieni con me, seguimi. Paga il conto eseguimi, così scopri anche perchè ti ho dato appuntamento qui."Scoprii che ci eravamo visti lì perchè ci abitava. Aveva un piccoloappartamento proprio nella traversa accanto, al primo piano. Unappartamento modesto, giusto due camere bagno e cucina, dove viveva sola.Di nuovo la paranoia, per me. Non mi era mai successo di trovarmi in unasituazione erotica al primo appuntamento. Mai. Era la prima volta che civedevamo, e già ero in casa sua. Mi corse un brivido lungo la schiena.Una delle due camere era il salotto. Si accomodò sul divano e mi fece cennodi non sedermi, per poi aggiungere: "Prima di tutto spogliati, fammi vederecome sei fatto, almeno. Poi, ti dovrò fare alcune domande... nel frattempospiegami cosa ti piace subire...""Sono molto attratto dal bondage, Roberta, mi piace farmi impedire imovimenti, farmi legare, farmi possedere mentre non posso muovermi, darepiacere alla mia partner senza poterla toccare e senza poter godere.""Ma che bravo, avevo capito bene allora, che tipo sei... Ho avuto un buonintuito, come al solito."Ero nudo, completamente, lei si alzò e mi girò attorno, poi aprì il primocassetto in alto di una cassettiera, e prese una corda da sei millimetri,di quelle che passano negli anelli dei gazebo che si vedono in strada onelle fiere, lunga circa un metro, tornò da me, e me l'avvolse attorno aipolsi, facendo un nodo finale, non stretto da far male, ma abbastanza danon farmi muovere le mani, che ora tenevo unite sulla pancia."Vatti a sedere, che ho un po' di cose da chiederti, per capire dovepossiamo arrivare".Mi lasciai cadere sul divano, lei iniziò a spogliarsi, e intanto facevadomande."Hai detto che ti piace il bondage, ma la legatura come la vuoi? Solostretta, anche scomoda, o preferisci qualcosa di estremo e dolorante?", eintanto il jeans le era saltato via."Guarda, per me va bene tutto, posso arrivare fino all'estremo edolorante... certo, senza esagerare..."Si tolse la maglietta, e poi chiese ancora: "Quali sensazioni preferisci?""Tra... quali?""Tra tutte! Pressare, strizzare, pizzicare, mordere, colpire, pungere!""Escludo il pungere, odio aghi e spilli, e lo reputo poco igienico e pocosalutare... Il resto, lo accetto con piacere, certo non esagerare nelcolpire, ma per il resto puoi esagerare"."Sei disposto a farti imbavagliare?""Certo...""E bendare?""Anche!", intanto anche il reggiseno di Roberta era finito sul pavimento."Non ho ancora finito con le domande. Te le faccio a raffica, però aspettache mi metto comoda."Si denudò completamente. Rimase con addosso solo gli occhiali, cioè propriocome piaceva a me, e come sapeva di piacermi. Giusto per abbassare le miedifese.Venne a sedersi anche lei sul divano, accanto a me. La pelle delle sue gambeera a contatto con quella delle mie, iniziò a venirmi un'erezione. Aveva ilviso rivolto verso di me, mi guardava negli occhi."Sei pronto?""Sì Roberta.""Bene, rispondi con un sì o un no alle cose bondage che ora ti dico, miserve per capirti...""Sono pronto"."Solo corde? O anche nastro adesivo""Va bene anche il nastro adesivo"."Bracciali e cinture?""Sì.""Incappucciato?""Sì""Capelli legati?""Considerato che al momento li porto lunghi, sì.""Collare e guinzaglio?""Sì.""Preferisci le mani legate davanti, dietro, o in alto?""Non fa alcuna differenza"."Oggetti di metallo, come manette, catene e lucchetti?""Sono gli oggetti che preferisco. Mi piacciono più delle corde.""Legare i genitali?""Sinceramente non so se me la sento....""Ok, allora è no. Legamenti al torace e stimolazioni ai capezzoli?", e primache potessi rispondere, mi strinse i capezzoli tra le dita, molto forte."Sì, è una delle cose che prediligo"."Legato alla sedia?""Certo!""Incaprettamento...?""Non saprei, è una cosa che non ho mai fatto...""Braccia e gambe aperte?""Certo.""Gomiti legati"."Nessun problema"."In ginocchio""Nessun problema".Mi prese il pene eretto nella mano destra e me lo strinse con una forza taleche sembrava stritolarlo. Mugolai di piacere."Ti posso avvolgere completamente nel domopak e mummificarti?""Ho la paranoia della respirazione... devi permettermi di respirare"."Benissimo, assolutamente non male, allora non si fa... Ho dato per scontatele sculacciate, mollette e morse, anche con pesi. Confermi?""Certo che confermo...""Bene... non c'è che dire... proprio un bravo sub, mi sa che ci divertiremo,assieme...""Avrei una sola domanda, io, per te...""Falla.""Sei brava a fare i nodi alle corde?""Lo scoprirai presto sulla tua pelle, bel cucciolo", mise una notasarcastica e provocatoria in quel "bel cucciolo".Rimasi zitto a contemplarla, lei si alzò ed andò di nuovo verso lacassettiera, camminando lentamente e facendo ondeggiare apposta il sedere,ridacchiava, certamente pensava a come stessi ammirando le sue forme.Prese un altra corda, e tornò da me. Prima di chinarsi, mi fece passare iseni vicinissimi alla faccia, ma non abbastanza da poterli toccare, poi milegò le caviglie tra loro, unite, mettendo le corde strette a forma diotto. Ora non potevo più alzarmi e camminare."Aspettami qua, ed impara a goderti l'attesa.", e senza attendere risposta,si allontanò, uscendo dalla stanza. Rimasi solo, nudo e legato.Non so dopo quanto tempo sia tornata. Non meno di mezz'ora. Nel frattempo lasentii chiudere la porta del bagno, sentii il rumore della doccia, poisilenzio. La immaginai nell'accappatoio, poi sentii il rumoredell'asciugacapelli, per molto tempo. La mia posizione era abbastanzacomoda, ero pur sempre seduto su un morbido divano, anche se con mani epiedi legati come un coniglio. L'unico fastidio era rappresentato daitesticoli, che erano rimasti schiacciati tra le gambe unite, ma avevo ilforte sospetto che Roberta l'avesse fatto apposta. Ma mi piaceva molto,quella ragazza, e quando una ragazza mi piace le permetto tutto, anche difarmi stare scomodo. E intanto sognavo, sognavo ad occhi aperti cosaavrebbe potuto farmi, anche se nel frattempo avrei volentieri fumato unasigaretta.Roberta rientrò nel salotto, con addosso solo l'accappatoio aperto chemostrava generosamente il suo corpo, nuda se non fosse per le pantofole egli occhiali, mi sorrideva. Venne subito accanto a me, aveva nel pugnosinistro un foulard nero. Continuando a sorridere, mi spinse con una manosul petto. Avendo mani e piedi legati, non potei fare altro che cadere, eritrovarmi steso sul divano. Mi prese per i piedi, e mi distese anche legambe sul divano. Poi senza smettere di sorridere, con un lampo eroticonegli occhi, mi prese i testicoli, tirandoli fuori dalla leggera morsedelle gambe, e gli diede una strizzata dolorosa, che ebbe come effettoquello di ridurmi momentaneamente l'erezione. Per un attimo vidi le stellee mi si bloccò il respiro. Non parlava, Roberta, non parlava e sorrideva.Notai che nella mano in realtà erano due, i foulard neri. Il primo me loavvolse, facendo anche un doppio nodo, attorno al pene ed ai testicoli. Conl'altro mi imbavagliò, in modo molto stretto.Restò un minuto a guardarmi, sempre con quel tenero sorriso sulle labbra,poi si decise a dirmi qualcosa: "Ma che carino che sei, proprio unbell'oggettino indifeso nelle mie mani... Ma non so se voglio ridurti ad unvibratore, infatti credo proprio di no...", mi strizzò i capezzoliabbastanza forte, poi riprese: "No, prima devo tenerti sulla brace per unpo', prima devo assoggettarti, mente e anima, poi prenderò il tuo corpo."Rimasi fermo, ma sentivo che mi tornava l'erezione. Lei lo vide, e scoppiò aridere: "Non credere che potrai approfittarne per godere! I tuoi orgasmisaranno rari, e a volte dolorosi! Spiacente, ma tu servi al mio piacere,non sono io che servo al tuo".Non so perchè abbia detto questa frase, se sperava di intimorirmi, sbagliòdi grosso, perchè ottenne solo l'aumento della mia erezione."Ti dico subito come stanno le cose, mio dolce cucciolo di uomo-oggetto. Nonmi va che fai il furbetto, che godi e te ne vai. Quindi tu non godi, e tene vai solo quando la tua voglia di godere, che resterà insoddisfatta, saràtale da farti ritornare. Così io mi diverto di più, ad averti ai mieipiedi."Mi sovrastava completamente, io steso sul divano legato, imbavagliato e coni genitali infiocchettati, lei all'impiedi, con la gamba destra sollevataper appoggiare il piede sul divano, ed offrendomi la vista di quel cheaveva tra le gambe, lì davanti a me, vicinissima ma allo stesso tempoirraggiungibile."Senza che ci speri, cucciolo, difficilmente sarai slegato prima di domanimattina, chiaro?"Pensai che avesse intenzione di farmi saltare la cena, avevo ragione.Di colpo, senza preavviso, mi prese di nuovo le gambe e me le tirò giù daldivano, poi fece altrettanto con le spalle. Mi mise giù con moltaattenzione, attenta a non farmi cadere, d'altronde non avrei potutoripararmi con le braccia da un evenutuale urto. Poi tornò alla cassettierae prese una terza corda, me la passò dietro la schiena e attorno allespalle, strinse e fece un bel nodo stretto, in modo da intrappolarmi lebraccia al busto, fino ai gomiti. Ora ero completamente in trappola.L'erezione tornò a farsi sentire, e lei strinse di più il nodo del foulardche mi intrappolava i genitali, ottenendo però di darmi una piacevolesensazione di stretta, ma so che era esattamente quel che voleva. A quelpunto si sedè sul divano, poggiò i piedi nudi sulla mia pancia, e si mise aleggere un libro. Quale libro? Un classico: Germinal di Emile Zolà, e siaccese una sigaretta.Ah, come avrei voluto fumare, in quel momento. Ma avevo i movimenticompletamente impediti, e più la guardavo fumare, più mi veniva voglia.Ogni tanto, passava un piede sopra il mio pene, controllava se fosse erettoo no. Se l'erezione era passata, iniziava a strusciare il piede, dandomipiacere, ma soprattutto voglia di provare piacere, fino a quando l'erezionenon tornava. A quel punto, tornava ad appoggiarmi il piede sulla pancia. Inaltri momenti, passava l'altro piede sul mio petto, strusciandone la piantasui capezzoli. Mi faceva anche oscillare il busto. Dalla posizione in cuiero, non la vedevo: il divano aveva una seduta molto larga, per cui vedevosolo dalle sue ginocchia in giù.In questi momenti arriva anche la paranoia. Era evidente che Roberta sapevail fatto suo, in materia. Era evidente che aveva le idee chiare e che nonera alle prime armi. Questo non me l'aspettavo.Proprio perchè non era alle prime armi, era stata molto attenta a non direfin dove voleva arrivare, e questo generava la paranoia. Ero immobilizzatodalla cintola in su, legato, nudo, con il pene ridicolmente avvolto eannodato in un foulard, non avevo idea del limite fino al quale volevaspingersi la perfetta sconosciuta che in quel momento mi usava comepoggiapiedi. Certo, non ero nuovo a questo genere di esperienze, ma quellepassate erano sempre successe con persone che conoscevo bene, con le qualiavevo relazioni anche affettive. Lei invece... beh eravamo al primoincontro. Per questo la paranoia aumentava, ma la paranoia in questi casifa parte del gioco, quindi tanto valeva viversela fino in fondo. E se leifosse stata una folle assassina, che poi scioglie nell'acido i suoi amanti?L'unico rumore prodotto da Roberta era lo sfogliare le pagine del libro. Nonsi sporgeva verso di me, non vedevo nulla di lei. Quando fuori di lì iniziòad imbrunire, si alzò, accese la luce, e poi andò verso l'uscita delsalotto, dicendomi semplicemente: "Mangio qualcosa e torno".Di nuovo solo. Di nuovo attesa. Attesa forse di nulla.Dopo un po' mi passò anche l'erezione. Rimasero solo la pressionepsicologica e la paranoia, oltre alle corde che iniziavano un po' adarrossarmi la pelle. In questi momenti, con la paranoia che galoppa, lamente vola. Pensai a cosa sarebbe successo se fosse scoppiato un incendio,non avrei potuto muovermi, legato com'ero. Poi mentalmente ci risi su. Erimasi in attesa, a meditare su quanto era bella Roberta e su cosa miavrebbe fatto.Rientrò che fuori era buio, ancora in accappatoio, mostrandomi il suo corpomagro e slanciato, e si rivolse a me come se avesse letto i miei pensieripeccaminosi: "Non credere che io ti faccia qualcosa, o chissà cosa. Nellavita ho imparato a mie spese una cosa, cioè che agli uomini non bisognadare molto, altrimenti se ne vanno e corrono dietro a qualcun'altra. Pertenerli legati occorre che gli si faccia agognare i piaceri, l'orgasmo,farglieli desiderare, ma senza dare troppo. Ho imparato che bisogna primaprendere, e poi semmai dare, ma sempre con il contagocce".Provai a borbottare qualcosa, ma il bavaglio mi impediva di far uscireparole comprensibili, ma lei capì lo stesso cosa volessi dire: "Sì, belcucciolo, hai capito bene, io ti ho scelto, non voglio una storia di unaserata, ma qualcosa di più lungo, nel tempo. Quindi, mi è necessariolegarti anche mentalmente, forzarti a farti tornare da me, per il desideriodi piacere."Ammutolii. Le sue parole, da sole, mi stavano facendo tornare un'erezioneche non potevo nascondere.Si tolse le pantofole e l'accappatoio, rimase nuda con addosso solo gliocchiali. L'erezione arrivò subito, potente, da far girare la testa. Inveceche sedersi sul divano, si sedè per terra, davanti ai miei piedi,perpendicolare a me, in modo che da steso la vedessi di profilo. Allungò lamano verso il telecomando, ed accese prima il televisore, poi unasigaretta.Fece un po' di zapping tra i vari canali, mentre fumava, ogni tantoallungava la mano destra verso di me, e mi accarezzava i testicoli. Andòavanti così per circa un'ora, con il pene che mi scoppiava per l'erezione,e con lei che non me lo toccava mai, stando anche attenta."Vedi, caro cucciolo, non ti nascondo che mi piacerebbe scoparti subito, maso che poi ti perderei, e andresti altrove. Invece preferirei tenerti.Allora prima voglio godere un po' io, senza darti niente, poi in futuro tiuserò come vibratore, e poi più in là vedremo se è il caso di farti godere.Ti piace quando ti si nega l'orgasmo?"Annuii un po' pomposamente, visto che è una pratica che gradisco davveronella vita. Il motivo è che mi piace di più l'eccitazione che la sua stessasoddisfazione.Roberta si accese un'altra sigaretta e riprese a fare zapping. Era notte, iltempo passava. Il mio corpo era stanco di quella tensione erotica in cui miteneva, mi passò l'erezione. Se ne accorse, e mi sciolse il nodo delfoulard, liberadomi pene e testicoli da quella stretta. Le bastò il farlo,bastò quel rapido contatto, fugace, quasi involontario, e mi eccitai dinuovo. Lei rise, guardandomelo. Faceva anche il gesto di avvicinargli lafaccia, poi se ne allontanava e ridacchiava.Mi squadrò da capo a piedi, con un sorriso complice sulle labbra, poi miaccarezzò le gambe, al di sopra del ginocchio. Mi stava eccitando, volevafarsi desiderare fino allo spasmo."Sai che mi stai eccitando cucciolo?", senza alzarsi si spostò carponi sulmio lato, si sedè accanto al mio petto, con le gambe rivolte verso di me,poi con la gamba destra mi scavalcò, mettendola tra me e il divano. Mioffrì la sua vista pià completa, senza che io potessi toccarla. Iniziòlentamente ad accarezzarmi il petto con la mano destra, mentre con lasinistra iniziò a masturbarsi lentamente, senza fretta, e con il bacinomesso in modo che io potessi vedere tutto. "Ti piace lo spettacolo,cucciolo?"Annuii, socchiuse gli occhi, passandomi una mano sui capezzoli, e senzasmettere mai di masturbarsi. Poi mi tolse il foulard che mi copriva labocca, facendomi segno di restare zitto."Mi piaci, ammazza e quanto mi piaci... non ti preoccupare, non mi masturbofino alla fine, un po' di lavoro lo farò fare a te, per questo ti holiberato la bocca, solo per questo. Ma tu non emettere suoni."Mi sentivo esplodere di voglia. E contemporaneamente mi rendevo conto diquanto accidenti mi piace quando quella voglia matta mi viene in qualchemodo repressa, non accontentata, non soddisfatta. Roberta si stavaarrossando in viso, e dal come erano umide le sue dita compresi che dovevaessere eccitata molto. Fu un attimo, si mosse di sorpresa, alzò il bacinofacendosi leva con la gamba che mi aveva scavalcato, e fu sopra di me.Sopra la mia faccia. Si sedè di peso con il suo sesso sulla mia bocca. Lavoglia mi aumentò, ma non potevo sfogarla in nessun modo, potei invece soloaffondare la lingua dentro di lei e leccarla con una passione tale che iostesso non la credevo possibile.Dalla quantità di umori che mi colarono sulla faccia, capii che era eccitataparecchio. Avrei voluto tanto toccarla, tenerla per i fianchi o per lenatiche mentre l'amavo con la bocca, ma non potevo, con le braccia e ipolsi legati com'erano. Continuai a muovere la lingua su di lei, su quelladolcezza che mi si dischiudeva davanti.Con la mano sinistra, si puntellava al divano per non perdere l'equilibrio,con la destra iniziò ad aiutarmi nella masturbazione, passandosi le ditasul clitoride, con dolcezza e decisione.Quando iniziò a togliermi il respiro con i movimenti convulsi del bacino, misentii mancare, ma leccai più forte. E intanto sentivo dentro montarmi unagioia, la gioia per quel suo orgasmo che sentivo arrivare. Mi premè il bubesulla bocca, ed urlò il suo orgasmo senza più contenersi, in modoprolungato, muovendo veloce le dita sul clitoride, gustandosi i movimentiossessivi della mia lingua.L'orgasmo di Roberta finì con un singulto, che si trasformò in un suonorauco. Poi il silenzio, ed i suoi sospiri. Restai fermo con la mia linguatra le sue gambe. A gustarmi lo straordinario calore che emanava, il suomeraviglioso sapore che ricordava vagamente quello dei gamberetti. Con gliocchi cercavo di sbirciare il suo viso, il viso con l'espressionedell'orgasmo.Rimanemmo così, con le sue cosce strette ai lati del mio viso, con me cherespiravo a fatica, finchè lei non si riprese. Era scossa dal piacere chele aveva fatto vibrare il corpo, ma anche stanca, sembrava che fossesfinita dalla stessa attesa alla quale aveva condannato me. La miaeccitazione non era diminuita."Ehi cucciolo, ma tu sei qui a Roma per lavoro, vero?"Annuii senza parlare."Beh, sono le 11 di sera, passate da un po'... dai ti slego, e andiamo adormire..."Mi slegò solo le caviglie, e mi aiutò a rialzarmi, visto che non potevomuovere le braccia. Mi condusse in camera da letto spingendomi per unanatica. Aveva un grande letto matrimoniale, con le spalliere in ferrobattuto, disegnate a ghirigori e spirali, di quelle che si vendonoall'Ikea. Mi slegò le braccia. Stavo per crollare sul letto, e sentivofinalmente le braccia intorpidite riprendere vita. Mi sorrise e mi fececenno di stendermi a pancia in giù, mentre stavo obbedendo, mettendominella posizione da lei voluta, mi accorsi che alle spalliere del lettoaveva già preparato altre corde. Esitai un attimo, poi mi stesi, ma leinotò la mia esitazione, e spiegò: "Ci sono uomini che una volta liberati,durante la notte poi o ti saltano addosso per godere scopandoti, oattendono che ti addormenti per masturbarsi. Siccome non deve succedere,dovrai dormire legato."Mi legò le braccia alla spalliera, per cui rimasi con le mani stese inavanti, sopra la testa, mi lasciò i piedi liberi.Si stese anche lei. Mi accarezzò le natiche per qualche minuto, poi spensela luce, e si stese sopra di me, pesantemente, come succede che ci silascia andare di peso dopo aver provato piacere, distesa sulla mia schiana,con la faccia sulla mia spalla destra.Si addormentò quasi subito.Per me invece fu più difficile. Eccitato come ero, sentivo il mio ed il suopeso assieme caricati sopra la mia erezione, ero spossato ma troppoeccitato, e fin troppi pensieri erotici si sovrapponevano nella mia testa,compreso il ricordo del suo meraviglioso orgasmo di poco prima. Poi arrivola paranoia. Ancora il pensiero di un eventuale incendio notturno, o di unafuga di gas, o di lei che si svegliava e mi prendeva a coltellate. Poi,preso dalla stanchezza, e complice la fine di quell'erezione insoddisfatta,mi addormentai. Sognai per tutta la notte varie posizioni erotiche in cuiio e Roberta facevamo l'amore. Lei dormì quasi tutta la notte sopra di me,si tolse solo molto tardi, quasi al mattino.Quando mi svegliai, era giorno inoltrato. Ero ancora legato. Lei era sedutasul letto e mi guardava sorridente: "Buongiorno cucciolo! Ma sei qui perlavoro... vero??", insistè su quel "vero".Annuii, ma stavolta parlai anche: "Ho un appuntamento alle 9.30...""E allora guarda che sono già le 9.00! Se non ti sbrighi, farai tardi!""Se mi sleghi...""Certo! Ti slego! Tu corri a fare la doccia, e non ti permettere dimasturbarti... se no guai a te. Chiaro? Poi, dipende da cosa vuoi fare...se vuoi perdermi, allora fallo, e mi perderai.""No che non mi masturbo".Mi liberò dalle corde. Massaggiai un po' i polsi intorpiditi, e corsi nelbagno a lavarmi.Entrai nella doccia, o meglio nella vasca: era una normale vasca da bagnomunita di doccia, circondata da una tendina di plastica per non far andarel'acqua a spasso per il pavimento. Aprii l'acqua, iniziai a bagnarmi lapelle. Subito vidi la tendina spostarsi, aprendosi. Lei era davanti allavasca, sorrideva e mi guardava: "Voglio vederti mentre ti fai la doccia".Arretrò un po' e si poggiò alla parete di fronte, a gustarsi quel che forseper lei doveva essere uno spettacolo (per me non lo era). Iniziai adinsaponarmi, lei sorrideva. Non ho un bel fisico, di quelli palestrati, houn corpo normale, sono una persona comune. Però lei voleva guardarmi lostesso, ed io avevo scelto coscientemente di permetterle tutto. Feci perposare il docciaschiuma, ma lei mi bloccò: "Insaponati ancora, mi piacevedere come ti passi le mani sulla pelle... ogni tanto girati, mi piaceguardarti le natiche, anzi fai una cosa, insaponatele."Obbedii silenziosamente. Mi sentivo i suoi occhi puntati addosso. Mi sentivola schiuma colare sulla pelle. Lei diede altre direttive."Stuzzicati un po' i capezzoli, dai! Pizzicateli, tirateli, ruotaci le ditasopra, proprio come a voi uomini piace vedere farlo a noi donne. E siccomevi piace vederci giocare con i nostri capezzoli, ora tu restituisci ilfavore!"Sul momento non trovavo la cosa molto eccitante per me, ma sapevo che lo eraper lei, infatti si gustò lo spettacolo mordendosi il labbro, per poidirmi: "Che carino, con le gocce di schiuma che ti colano addosso...proprio come a voi uomini piace vedere noi donne con delle gocce biancheche ci colano addosso, no? Ed ora mi gusto queste gocce che solcano la tuapelle. Stimolati i capezzoli con le falangi degli indici".Obbedii annuendo, stimolandomi ancora i capezzoli, intanto lei sbizzarrivala sua fantasia: "Ascolta, adesso riempiti la mano destra di schiuma. Bravocosì, piena piena di schiuma, bravo. Masturbati lentamente, così, con ladestra, riempiti di schiuma. Con la mano sinistra invece, acchiappati ilcapezzolo sinistro, fallo roteare tra pollice e indice, mentre ti masturbi.Vai, procedi! E non ti permettere di venire! Mi raccomando, contieniti! Estringi di più quel capezzolo!"Mentre mi davo da fare sul mio corpo, lei iniziò a masturbarsi, poi midisse: "Apri l'acqua, via tutta quella schiuma. E non chiudere l'acqua,devi stare sotto il flusso. Masturbati ancora, sotto l'acqua, e datti dafare con l'altra mano sul capezzolo, come prima! Cosa aspetti? Muoviti!Masturbati veloce, e fattelo venire duro!"Il masturbarmi in quel modo, certo mi accaldava, ma per contrasto ero sottoil getto d'acqua, che mi rinfrescava. La guardai, era bellissima, cosìpresa dal darsi piacere nel guardarmi. Mi dava l'illusione che godesse diuna mia inesistente bellezza, mi faceva sentire oggetto, mi faceva sentirecome si sentono tante donne quando i loro uomini chiedono loro di faregiochini particolari, ad uso e consumo del loro piacere maschile. Io invecemi sentivo finalmente ad uso e consumo del suo piacere femminile.Rimasi così a guardarla mentre mi davo da fare su di me, ma la cosa non lepiacque: "Non guardarmi mentre mi masturbo! Reclina il capo all'indietro,come se stessi godendo! A voi uomini piace guardarci così, eh? Vi piacevederci in atteggiamenti da apice del piacere! Ma ora sono io a godermi lospettacolo! Non guardarmi! Masturbati! Stuzzicati ancora quel capezzolo!"Così, mentre mi masturbavo, occhi chiusi e viso rivolto al soffitto,pizzicandomi ancora il capezzolo sinistro, la sentii ansimare, poi emise unurletto che era più che altro un mugolio, ed un sospiro profondo mi informòche era venuta. Io continuai ancora, sapevo che mi stava guardando, econtinuai finchè non mi fermò: "Basta così, asciugati, mettiti l'accapatoioe vai in cucina a preparare un bel caffè. Nel frattempo mi lavo io, ma nonpotrai vedermi. E mi raccomando: non masturbarti! Non ti è concesso venirese io non ci sono e se non voglio! E muoviti!"Mi misi un accappatoio, un asciugamano sulla testa, ed andai a preparare ilcaffè, concentrandomi per farmi passare quell'eccitazione che sarebberimasta insoddisfatta.Dopo il caffè, mi vestii e, ancora eccitato, uscii di casa per andare alavorare, cercando un modo per non far notare l'erezione.Al momento di salutarmi, mi disse: "Ora sta a te scegliere, do sempre unapossibilità di fuga alle prede. Se vuoi fuggire, vai. Altrimenti, se vuoiche si continui, se vuoi guadagnarti un po' di piacere, allora staserafinito il lavoro tornerai qui, da me. A te la scelta".Mi diede un bacio sulle labbra. Già sapevo che sarei tornato da lei.
09-01-2021, at 07:41 PM
Alýntý
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