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Sedici anni - Capitolo 6

 
Post #1


Sedici anni - Capitolo 6
Capitolo 6
Finalmente! Il giorno era arrivato. Ero così ansioso in attesa di questo giorno di inizio estate, ma dopo che io ed Alessandro ci eravamo innamorati, il mondo circostante aveva perso interesse. Naturalmente ora potevamo godercelo insieme.
Sì, finalmente avrei avuto quella mountain bike.
L'amore di Alessandro era quello di cui avevo bisogno per le lunghe ore passate a fregare padelle unte e pavimenti, ma questo era un bonus.
Alessandro ed io eravamo ansiosi di finire il nostro lavoro "abbastanza bene" in maniera di prendere la paga e scappare. Avevamo progettato di andare diritto al negozio delle biciclette, comprare la bicicletta e fare un giro nei boschi. Poi, accaldati e sudati, rilassarci in casa sua dato che era da solo essendo sua mamma a lavorare. Eravamo ansiosi di uscire da quel buco di infernale! In breve avevamo messo via i piatti senza asciugarli, buttato fuori l'ultima immondizia senza sostituire i sacchi e scopato l'ultima sporcizia sotto il lavandino. Un altro giorno di lavoro finito... finalmente.
"Finalmente! Forza ragazzo", disse Alessandro mentre uscivamo dal negozio e lui prendeva la sua bicicletta.
"Facciamo una sosta a casa mia per uscire da questi vestiti sporchi", disse facendo poi una pausa, come se si fosse reso conto di quello che aveva detto aggiunse, "ed entrare in altri puliti, poi ce ne andremo."
Balzò sulla bicicletta e pedalò via, dimenando il culo rotondo e morbido davanti a me che gli stavo dietro sulla bicicletta. Oh, che tentazione! Mentre spostava il peso da lato all'altro, le sue anche si muovevano avanti ed indietro, tentandomi di prenderlo per le natiche, tirarlo giù contro di me e sentire i suoi muscoli strisciare il suo didietro contro il mio grembo mentre lui spingeva sui pedali. Stavo quasi sbavando, l'erezione si incurvava nelle mie mutande tendendo i jeans stretti. Ma eravamo sulla via principale a metà pomeriggio ed io dovevo controllarmi. Misi le mani ai suoi fianchi stringendogli le anche dove la vita si stringeva in maniera sexy. Naturalmente non avevo bisogno di tenerlo per bilanciarmi, ma era bello stare aggrappato a lui in pubblico senza nessuno avesse a ridire.
Arrivammo sul prato davanti a casa sua ed io balzai giù dalla bicicletta prima che si fermasse. La perdita improvvisa di peso (ed una piccola spinta da parte mia) lo spedì diritto nella siepe vicino al portico. Risi mentre tentava di uscirne a gambe divaricate sulla bicicletta.
Forse c'era qualche cosa nella dolce aria calda, o il bel sole, la conoscenza uno dell'altro che aumentava ogni giorno, o forse solo perché eravamo innamorati, ma per qualsiasi ragione eravamo di umore allegro quel giorno.
"Affrettai, Alessandro Randi", dissi imitando il modo in cui sua mamma spesso usava il suo nome completo.
Alla fine uscì dalla siepe e mi diede una sberla sulla nuca mentre mi sorpassa.
Corremmo dentro, calciammo via le scarpe e seminammo i nostri vestiti lungo la strada. Quando arrivammo nella sua camera eravamo in mutande.
Frugai nei suoi cassetti, gettando intorno i vestiti alla ricerca di un paio dei suoi pantaloncini da calcio. Mi piaceva portare quei pantaloncini, mi piaceva portare dei vestiti di Alessandro e sapere che la morbida stoffa aveva passato del tempo contro il suo bel corpo mi eccitava. Mi tolsi i boxer e li calciai da parte, poi mi misi i pantaloncini. Mentre mi mettevo la sua t-shirt sentii il suo profumo delizioso e mi chiesi se anch'io avevo quel buon odore.
Alessandro era ancora di fronte all'armadio per scegliere cosa mettersi. Era possibile che in quella posizione in boxer fosse più eccitante di quando era completamente nudo? Mi avvicinai alle sue spalle e gli cinsi la vita, gli carezzai gli addominali ed appoggiai la testa sulla sua spalla. Il mio torace era pigiato contro le sue scapole forti.
"Perché perdi tempo a scegliere i vestiti?" chiesi "Girati ragazzo, sei meglio senza niente."
Lui girò un po' e mise una mano sulla mia nuca. Le nostre labbra si incontrarono, ci mordicchiammo, la sua lingua mi leccò le labbra. Il telefono trillò ma tentammo di ignorarlo, volevamo solo scivolare più profondamente. Alessandro si tirò indietro leggermente, i suoi occhi erano chiusi, il labbro inferiore ancora tra le mie scivolò fuori con un rumore di risucchio. Lui mi tenne per le spalle ed aprì gli occhi per guardarmi nell'anima.
"Sarà meglio che risponda", disse piano, "Potrebbe essere mamma."
Si girò e rispose al telefono e sentii la voce allegra di Alberto nella cornetta.
"Salve Alessandro? Sto cercando Giorgio? L'hai visto? Volevo chiedergli se voleva andare a nuotare."
Io cominciai a scuotere rapidamente la testa e sventolare le braccia per richiamare l'attenzione di Alessandro, sperando che dicesse che non ero là.
"Ummm... Mi spiace, Giorgio non è qui, penso che sia a casa sua", disse incerto dandomi un'occhiata confusa. Salutò ed appese.
"Se Alberto mi cerca io non voglio essere trovato", dissi con insistenza.
"Quale è il problema? Tu ed Alberto siete amici, perché non vuoi parlargli?"
"Beh... lui.... crede che io sia innamorato di qualcuno", spiegai, "e continua ad infastidirmi tentando di scoprire chi è la 'fortunata ragazza'."
"Oh, capisco", disse pensieroso Alessandro. "Ragazzi non pensavo che sarebbe accaduto, avrai bisogno di un buon alibi."
"Alberto ed io ci conosciamo fin dalle elementari, lui mi conosce bene. Io non posso tenergli niente di nascosto. Per questo lo sto evitando."
"Bene, andiamo a prendere la tua bicicletta ed andiamo nel bosco", mi disse sorridendo.
"Meglio che tu ti metta qualche vestito", dissi sorridendo, dandogli un rapido bacio e torcendogli un capezzolo mentre mi allontanavo.
Alessandro si vestì mentre io mi mettevo le scarpe. Mentre ero seduto ad allacciarle, cominciai a pensare ad Alberto. A parte Alessandro lui era il mio miglior amico. Eravamo cresciuti insieme, avevamo passato tanto tempo insieme (fino a poco tempo prima), avevamo condiviso tanti segreti e ci conoscevamo così bene. Ma come potevo dirgli che la fortunata ragazza era un fortunato ragazzo? Non potevo dirglielo a meno che Alessandro non fosse d'accordo, non era giusto. Alberto era molto aperto, avrebbe capito? Il mio stomaco cominciò a torcersi ed annodarsi. Sapevo che se lo avessi detto ad Alberto è probabile che facesse un'altra domanda ed io non avevo idea di come avrebbe reagito alla risposta. Se avesse saputo che mi piacevano i ragazzi sarei stato costretto a dirgli che prima che incontrassi Alessandro, io ero innamorato di lui.
Sentii uno schiaffo sulla nuca ed il mio ciuffo mi cadde sugli occhi.
"Andiamo", disse energicamente Alessandro.
"Qui? Adesso?" Chiesi ghignando.
"Bastardo!", rise Alessandro.
Risalimmo sulla sua bicicletta, il suo piccolo sedere impertinente che mi torturava ancora una volta. Dovevamo fermarci a casa mia per prendere i soldi per la mia bicicletta e per una volta speravo che ci fosse qualcuno a casa. Ero rimasto sorpreso che non l'avessimo fatto a casa di Alessandro ma se la mia casa fosse stata vuota probabilmente non saremmo mai arrivati al negozio delle biciclette.
"Cosa stai pensando?" Chiesi.
"Wow bel tipo, sei più sexy che mai", disse.
Mi avvicinai di più a lui e mi inclinai in per bisbigliare nel suo orecchio.
"Forza bello, cambiamo strada" dissi ghignando.
Si girò per guardarmi negli occhi e sorridere, le nostre facce erano a pochi centimetri. Restammo fermi per un secondo tentando con tutta la nostra forza di non allacciarci in un bacio profonda lì sulla strada. Poi i nostri sguardi si separarono e ci dirigemmo verso i boschi. Non dicemmo una parola mentre giravamo in un sentiero sterrato. Ci guardavamo intorno sorridendo felici di essere insieme. I suoi capelli brillavano al sole dell'estate, il suo occhi brillavano, i muscoli della schiena e delle spalle si contraevano quando si chinava sulle manopole della bicicletta.
Il sentiero si restrinse quando entrammo nel bosco, l'aria era fresca ma umida. Questo era andare in bicicletta per me, il vento tra i capelli ed i vestiti, volando lungo un sentiero tortuoso, su e giù per le colline, tra gli alberi. Era quasi un'esperienza religiosa per me, ancor meglio farlo col ragazzo che amavo. Ci inoltrammo tra i boschi allontanandoci sempre più dalla civiltà. Adrenalina pura attraversa le mie vene spingendomi ad andare sempre più veloce. Saltai un tronco caduto, ero stretto dagli alberi ed i rami mi frustavano le braccia, Alessandro mi seguiva da vicino. Più veloce, sempre più veloce, il bosco intorno a noi diventava sempre più fitto, il sentiero di fronte a me il mio unico scopo. Affrontammo una curva e spingemmo con forza sui pedali per raggiungere la maggior velocità possibile prima di arrivare alla collina.
Arrivammo in cima e scendemmo a precipizio sull'altro versante. Mi sentivo così vivo!
Arrivammo al fiume e crollammo sull'erba ridendo e cercando di riprendere fiato, i nostri cuori pulsavano selvaggiamente per l'eccitazione emotiva e fisica.
"E' molto più divertente che nuotare con Alberto", dissi ridendo.
"Non so", disse Alessandro con un'espressione maliziosa, "non mi dispiacerebbe una nuotata adesso."
I suoi occhi profondi fecero un chiaro segno al fiume che scorreva ed un sorriso apparve sulle sue labbra. Senza dire una parola ci alzammo e cominciammo a spogliarci. Gettai la mia camicia e calciai via le scarpe mentre guardavo Alessandro sfilarsi la t-shirt dalla testa e cominciare a sbottonare i suoi cutoffs. Mi avvicinai e sostituì le sue mani con le mie guardandolo negli occhi mentre lui cominciava a carezzarmi il torace. Pezzo a pezzo ci spogliammo l'un l'altro finché non rimanemmo nudi nel sole ardente a baciarci e ridere, le fronti appoggiate l'una all'altra. Era una situazione strana, noi due in mezzo al bosco, all'aperto, nudi a baciarci. E cui sentivamo così liberi ed eccitati. La brezza calda soffiava sulla nostra pelle nuda, l'erba morbida sotto i nostri piedi. Gli sorrisi e lo presi per mano incamminandomi verso il fiume. Avanzammo sopra una pietra che spuntava dall'acqua e saltammo su di un'altra, sprofondammo nell'acqua e poi tornammo in superficie. L'acqua era fresca e calma ma non freddo. Ridemmo e ci schizzammo per un po' prima di rilassarci e galleggiare. Alessandro mi sorrise pigramente spingendosi indietro i capelli bagnati con ambedue le mani. Rotolò su di sè e nuotò verso una grande roccia piatta in mezzo al fiume, le sue spalle forti ed il culo liscio e morbido di vedevano sopra la superficie dell'acqua. Giunse alla roccia e vi salì, girandosi poi per sorridermi, i suoi occhi paradisiaci mi gridavano di seguirlo.
Lentamente nuotai verso il punto in cui il mio innamorato stava nudo e gocciolante.
Strisciai fuori dell'acqua e restammo sdraiati fianco a fianco sulla pietra calda per il sole. Ammiravo il suo giovane corpo liscio, il modo in cui le perline d'acqua scendevano lentamente sulla sua pelle, il modo in cui l'acqua fresca rendeva eretti i suoi capezzoli rosa. Era così bello stare sdraiati su una calda pietra in mezzo al fiume, nudo e libero col mio amico. I suoi occhi erano chiusi verso il sole brillante ed io mi chinai a baciarlo sulle labbra.
"Possiamo restare solo per sempre qui?" lui chiese aprendo leggermente gli occhi e sorridendo.
"Potremmo dormire sotto le stelle, bagnarci nel fiume e fare l'amore ogni giorno", gli promisi avvicinandomi di più.
Lui rotolò un po' sul suo fianco e ci baciammo di nuovo. La sua mano toccò la mia clavicola e scivolò piano giù sul mio torace liscio fermandosi sulla mia anca. Le nostre bocche si aprirono per un momento ed io strisciai la punta di un dito sulle sue labbra che di aprirono e lo succhiarono. Il dorso della mia mano scese sul suo collo, sul torace fino allo stomaco piatto e sodo. La sua mano si mosse dalla mia anca e prese la mia erezione palpitante. Per quella che dovette essere un'ora restammo sdraiati su quella pietra al sole, massaggiandoci e carezzandoci mentre ci baciavamo. La mano di Alessandro mi avvolgeva tirando delicatamente, le sue dita carezzavano la verga gonfia. Io feci rotolare le sue calde palle pendenti tra le mie dita, massaggiando la pelle morbida. Lui si chinò verso di me e cominciò a succhiarmi un capezzolo ma io l'implorai per avere di più.
"Alessandro... io voglio succhiarti... io voglio che tu mi succhi", bisbigliai carezzandogli i capelli bagnati.
Con un movimento aggraziato si girò su se stesso. Io rimasi sdraiato guardando il bel corpo di Alessandro nella luce del sole. Era un'esperienza completamente nuova farlo all'aperto in pieno giorno. I miei occhi si chiusero involontariamente ed io sospirai mentre lui baciava tutto intorno al mio cazzo.
Il sole caldo sulla mia pelle nuda, le mie mani su di lui, il suo alito caldo tra le mie gambe, il mio cuore batteva forte e la mia testa girava. Sentii le labbra di Alessandro che cominciavano a sommergermi ed io mi immersi sulla sua carnosa erezione finché il mio naso non fu seppellito tra le sue palle. Il suo profumo era un misto di quel naturale profumo dolce e di sudore salato lavati via dalle fresche acque in cui stavamo nuotando. La sua testa si mosse su e giù in lunghi lenti colpi, succhiando e leccandomi con frenesia. Io lo tenni nella mia bocca succhiando con forza la sua bella giovinezza mentre la mia mano si muoveva fra le sue gambe strisciando col medio verso il suo buco caldo. Era caldo, morbido e tremante quando vi pigiai contro la punta del dito e vi scivolai delicatamente dentro. Alessandro piagnucolò con la bocca ancora piena del mio cazzo. Continuai a lavorarlo con le labbra, succhiando e lappando la dolce sgocciolatura di liquido pre seminale dalla punta. Estrassi piano il dito, poi lo spinsi di nuovo dentro più profondamente di prima. Alessandro si stava muovendo selvaggiamente sul mio uccello ed era difficile tenerne il ritmo. Sentivo il climax che cresceva in me, lottando per uscire. Presi un respiro profondo e tentai di concentrarmi ma il sapore di Alessandro era così buono nella mia bocca, la sua grossa cappella che batteva contro le mie tonsille quando scendevo, le piccole creste sulla sua asta che si increspavano sotto la lingua e le labbra quando tiravo indietro. Spinsi più dentro il dito, facendo più lontano strillare Alessandro di piacere e spingendolo a succhiarmi più forte. Pensai che non avrei resistito! Improvvisamente il suo pene si gonfiò nella mia bocca e lui emise mentre mi colpiva col più grosso colpo di sperma caldo che avesse mai sparato. La mia bocca immediatamente fu piena del suo succo caldo e lui continuava a pompare dentro di me. Era troppo ed io persi ogni controllo, lamentandomi sparai un getto di sperma nella bocca del mio ragazzo.
Crollammo sulle nostre schiene tentando di riprendere fiato. Io mi ero pressoché dimenticato che eravamo all'aperto in mezzo al fiume fino a che il rumore dell'acqua non mi riempì le orecchie. Alessandro si alzò appoggiandosi ai gomiti e mi sorride. Io strofinai l'interno della sua gamba e gli sorrisi.
"Che ne diresti di un'altra nuotata per pulirvi un po'" Chiesi.
"Buona idea", disse sempre sorridendo, "mi sento un po' sporco."
Ci alzammo lentamente e tornammo insieme nell'acqua fresca, nuotando, schizzandoci e giocando finché non fummo esausti. Il sole cominciò a scendere dietro le cime degli alberi, noi ci sedemmo sulle calde della spiaggia del fiume. Era stato bello nuotare e giocare nudi ed ancora non ci eravamo rivestiti. Alla fine decidemmo che era ora di tornare a casa ed Alessandro andò a raccogliere i nostri vestiti.
Mentre ero seduto e pensavo alla giornata, mi tornò in mente Alberto. Si stava prendendo un vero interesse per me da quando aveva scoperto che ero innamorato. Avrebbe voluto che andassi a nuotare, ed io non potevo fare a meno di chiedermi se aveva pensato segretamente ad un giorno di nuotate nudi e.... beh... no, non Alberto, lui non era possibile.
Alessandro ritornò con le nostre cose ma ancora non era ancora vestito. Non potevo biasimarlo, eravamo ambedue un po' riluttanti a rimetterci i vestiti.
"Dannazione Giorgio, quella cosa non è mai stanca?" chiese per scherzo indicando il mio grembo.
Abbassai lo sguardo e notai che ce l'avevo completamente eretto. L'idea che fosse successo pensando ad Alberto mi spaventò un po' e decisi che era tempo di mettermi qualche cosa. Ci asciugammo con le nostre camicie, ci rimettemmo pantaloncini e scarpe e prendemmo la via per casa.
Non riuscii a togliere gli occhi da Alessandro per tutta la strada verso casa. I suoi occhi avevano quel bel barlume d'amore, sorrideva mentre parlava guardandomi timidamente, i suoi capelli stavano cominciando ad asciugarsi e sembravano così graziosi ed il suo torace nudo era così forte e liscio. Mentre andavamo in lentamente in bicicletta, ridevamo e parlavamo, non avevamo lasciato la nostra allegria nel bosco e bisbigliavamo anche "Ti amo", ma anche senza parlare ci capivamo ed io capii che finché avessi tenuto Alessandro al mio fianco, tutto sarebbe andato per il meglio...
02-29-2024, at 09:52 PM
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